Neuromarketing F.A.Q.
Le 10 domande più comuni sul Neuromarketing.
E’ una branca del marketing e delle ricerche di mercato che utilizza metodi e tecniche basate sulle evidenze scientifiche emerse negli ultimi decenni dallo studio sul cervello.
Hanno lo stesso obiettivo ma si basano su metodi, tecniche e strumenti di ricerca diversi.
Strumenti che studiano e misurano:
- L’attività cerebrale (elettrica, flusso del sangue)
- Le espressioni facciali
- I movimenti oculari
- L’attivazione fisiologica (respirazione, battito cardiaco, sudorazione, ecc.)
No. Il Neuromarketing è utile non soltanto al dipartimento di Marketing di un’azienda ma a tutti i dipartimenti che hanno come obiettivo ultimo la vendita di un prodotto o servizio, dalla ricerca e sviluppo fino alle vendite.
Infatti, il Neuromarketing ci dice come il nostro cervello acquista, da quali stimoli viene attratto e quali sono le leve da sfruttare per vendere il prodotto.
Per i commerciali proponiamo dei corsi AD HOC maggiormente incentrati sulle dinamiche di vendita (corso di neurovendite).
No, il neuromarketing non è una scienza esatta. Il nostro cervello è talmente complesso e agisce all’interno di un contesto multifattoriale tale per cui è impensabile ridurre il tutto ad una logica A+B = C.
E’ altresì vero che il neuromarketing è un valido aiuto per capire:
- cosa succede realmente nel cervello delle persone quando sono sottoposte ad uno stimolo.
- la differenza tra ciò che le persone dicono di pensare e ciò che, realmente, il loro cervello sta pensando.
La parola “controllo” è molto diversa rispetto alla parola “influenza”. Il neuromarketing può influenzare le nostre preferenze tenendo, però, in considerazione che siamo esseri umani pensanti e liberi di fare le nostre valutazioni.
Non esistono evidenze scientifiche che attestano l’esistenza di un pulsante che il marketing schiaccia per aumentare le vendite del suo prodotto.
Il cervello è molto più complesso nel suo funzionamento e i processi cognitivi e decisionali non si possono ridurre ad una semplice azione meccanica.
Il neuromarketing si affianca al marketing tradizionale per trovare la strategia e soluzione più ottimale per quello specifico prodotto in quello specifico contesto.
Quindi, in un ipotetico gioco a freccette, il neuromarketing fa centro con più probabilità rispetto al marketing tradizionale.
Neuromarketing e Programmazione Neuro Linguistica (PNL) non hanno nulla in comune.
Il Neuromarketing si basa su evidenze neuroscientifiche condotte, nella maggior parte dei casi, in ospedali e poli universitari mentre la PNL è una tecnica creata da Richard Bandler e John Grinder con l’obiettivo di migliorare la comunicazione intrapersonale e interpersonale.
Quest’ultima, per quanto possa essere utile e apprezzata, si basa sugli assunti dei due creatori e non su ricerche scientifiche condotte attraverso strumentazioni quali la risonanza magnetica funzionale o l’eye tracking.
Assolutamente no. Il Neuromarketing non è affatto un’antagonista della creatività. Anzi. Grazie al neuromarketing, la creatività viene indirizzata dove e come può essere più efficace sulla base di evidenze neuroscientifiche.
No. Questionari, interviste e focus group non moriranno perché affiancheranno le evidenze neuroscientifiche in un processo di approfondimento che non può passare solo attraverso un dato scientifico ma deve anche avvalersi di altri strumenti di indagine, sia qualitativi che quantitativi.
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